In nessun Paese lo sfruttamento del petrolio non è mai stato un terreno di gioco per i chierichetti. Fortunatamente per Madagascar, almeno per ora, non ha confini comuni con i paesi vicini.
Sul controllo dello Stato
Quasi tutti gli operatori molto agitati sul campo del petrolio sono al servizio dei potenti commercianti e delle potenze finanziarie che da loro traggono enormi profitti, sono agenti che non rispettano le leggi e le convenzioni internazionali. D’ora per Madagascar è il primo ministro a farsi carico delle sorti dello sfruttamento petrolifero a monte (esplorazione e lavorazione dei prodotti) e poi a valle della fornitura e distribuzione a livello nazionale. Determinazione attuale presa con l’obiettivo di migliorare il settore pervertito dalla gestione mafiosa che aveva favorito noti imprenditori internazionali. All’epoca, blocchi petroliferi erano dati a Madagascar Oil senza gara d’appalto per un’area di 37.045 km2 e 21.410 km2 a SARL Majunga Oil, un vero e proprio controllo delle filiali di Madagascar Oil SA di Mauritius sul ricerca e sfruttamento del petrolio liquido.
Interessi stranieri: Attenzione alla corruzione
In questo momento in cui la fase produttiva di Tsimiroro è di una qualità in grado di competere con quella dei combustibili importati, è tempo che lo Stato prenda in mano le decisioni capitali, a condizione che il Presidente del Consiglio non cada nelle malefiche tentazioni della corruzione. Anche se significa sbarazzarsi di partner locali e investitori stranieri che non sposano la ricerca dei migliori interessi della nazione.
Perché alcuni malintenzionati gruppi di stranieri cercano disperatamente di saccheggiare le ricadute generate dal petrolio prodotto in Madagascar. È con legittima impazienza che la l’intero Paese aspetta di poter finalmente godere dei proventi del petrolio. I funzionari non devono lasciarsi distrarre dalle varie falsificazioni destinate a ritardare la vera emergenza del Paese. Non va mai dimenticato che gli interessi stranieri sono sempre all’erta.